sabato 12 marzo 2016

PENSIERO POLITICO DI NICCOLO' MACHIAVELLI

NICCOLO' MACHIAVELLI

IL PENSIERO POLITICO

Le concezioni politiche di Machiavelli non sono quelle di un teorico, ma scaturiscono da un rapporto diretto con quella realtà storica che conosce bene e nella quale ha avuto parte attiva. Alla base di tutta la sua riflessione c’è la consapevolezza della crisi che l’Italia sta attraversando; una crisi che è, innanzitutto, politica poiché, come bensì ricorderà, l’Italia non è un Paese unitario, ma un insieme di piccoli Stati; è, in secondo luogo, una crisi militare, poiché si basa ancora su una milizia di “mercenari”che, contrariamente a quelli “cittadini” non possono assolutamente garantire fedeltà e obbedienza; infine, è una crisi morale poiché sembrano scomparsi quasi del tutto quei valori,come l’amor di patria e lo spirito di sacrificio che, invece, erano una caratteristica dell’antica Roma. Per tutti questi motivi,Machiavelli auspica la presenza di un principe dalle straordinarie virtù, che possa fare dell’Italia uno Stato forte e unitario, in grado di contrastare le mire espansionistiche degli stati vicini. Machiavelli è stato considerato il fondatore della moderna scienza politica. C’è, però, da precisare un aspetto; durante il Medioevo la teoria politica era subordinata alla morale; il sovrano ideale era, quindi, colui che si comportava secondo le norme etiche. Al contrario, Machiavelli considera la politica come una scienza autonoma che ha delle proprie leggi; di conseguenza, le azioni degli uomini vanno valutate in base a queste leggi. In questo senso ciò che importa è il raggiungimento o meno, da parte del principe, dei fini propri della politica e non l’essere giusto o ingiusto. All’interno della cultura occidentale questa teoria fu sconvolgente, poiché Machiavelli fu sicuramente l’unico ad avere il coraggio di mettere in luce ciò che avviene realmente nella politica. Nella composizione delle sue opere e in tutta la sua vita conta molto l’esperienza,l’osservazione diretta della realtà. Per Machiavelli l’esperienza può essere di due tipi:quella diretta, ricavata dalla partecipazione attiva alle vicende presenti e quella ricavata dalla lettura degli autori antichi. Questi due tipi di esperienza vengono definite nella dedica del Principe, rispettivamente “esperienza delle cose moderne” e“lezione delle antique”.
 

LA CONCEZIONE NATURALISTICA DELL'UOMO E IL PRINCIPIO DI IMITAZIONE

Alla base di questo modo di accostarsi alla storia vi è una concezione tipicamente naturalistica; infatti, Machiavelli è convinto che l’uomo sia un fenomeno di natura come tutto il resto, pertanto non è soggetto a cambiamenti nel tempo. Per questo motivo è convinto che studiando il comportamento umano attraverso le fonti storiche o l’esperienza diretta, si possa arrivare a formulare delle leggi universali, applicabili ad ogni situazione. Gli esempi che trae dalla storia antica sono la prova che il comportamento umano non varia e che l’agire degli antichi può offrire un modello al nostro agire d’oggi. Possiamo quindi dire che anche Machiavelli sfrutta il principio tipicamente rinascimentale dell’imitazione.
 

GIUDIZIO PESSIMISTICO SULLA NATURA

Machiavelli ha una concezione pessimistica dell’uomo come essere morale. Infatti, per lui gli uomini sono essenzialmente malvagi, sono guidati da interessi materiali ed egoistici e non da reali valori civili. Pertanto, l’uomo politico deve agire su questo terreno; dovendo agire in un mondo di “non buoni” deve essere pronto a vestire più panni. Non può e non deve sempre vestire i panni dell’ideale e della virtù ma, quando le circostanze lo richiedono, deve saper essere umano o feroce. Usando una metafora,si deve essere “centauri”, metà uomo e metà bestia. E l’affermazione “il fine giustifica i mezzi” cosa significa? Certamente con queste parole Machiavelli non vuole “rendere lecito” ogni comportamento immorale e crudele; si tratta solo della constatazione che certi comportamenti, buoni o cattivi che siamo, sono indispensabili per conquistare e mantenere lo Stato. Commettere crudeltà e violenze, tradire e mentire sono delle tristi necessità con cui il politico deve fare i conti se vuole perseguire l’utile della comunità. A questo proposito Machiavelli fa una distinzione tra “principe” e “tiranno”;il principe è colui che opera a vantaggio dello Stato e anche se usa metodi immorali lo fa per il bene pubblico; tiranno, invece, è colui che è crudele senza necessità ma solo per trarne un vantaggio personale. Il principe che Machiavelli immagina non è, pertanto, un despota folle, ma uno strumento al servizio dei sudditi, in quanto costruisce uno stato ben ordinato che garantisca ai cittadini tranquillità e benessere. Solo lo Stato può arginare la malvagità e l’egoismo dell’uomo che spingerebbe la comunità nel caos. La crudeltà e la violenza del principe servono, allora, a garantire questo bene comune, cioè la salvaguardia della convivenza civile. Per mantenere lo Stato sono indispensabili certe virtù civili come l’amor di patria,l’amore per la libertà, la solidarietà e l’onestà che costituiscono il cemento della vita di società. Ma per radicare in uomini “non buoni” queste virtù sono necessarie delle precise istituzioni, che Machiavelli indica nella religione, nelle leggi e nelle milizie:

•La religione non è intesa da Machiavelli né nella sua dimensione concettuale,come contenuto di verità, né nella sua dimensione spirituale, come garanzia di salvezza, ma come “instrumentum regni”, cioè come strumento di governo. Infatti la religione, in quanto fede in certi principi comuni obbliga i cittadini a rispettarsi e a mantenere la parola data. Questa era la funzione della religione tra i Romani che, secondo Machiavelli,con i suoi insegnamenti induceva alla forza, al coraggio e allo sprezzo del pericolo, che poi sono i fondamenti del vivere civile. Al contrario, critica la religione cristiana accusandola di aver esercitato un’influenza negativa,in quanto ha spinto gli uomini alla mitezza e alla rassegnazione.

•Le leggi sono il fondamento del vivere civile perché disciplinano il comportamento dei cittadini, frenano i loro istinti bestiali e li guidano verso fini superiori.


Inoltre, per Machiavelli, la situazione umana nel cui ambito si esprime la politica è caratterizzata dalla dialettica ordine-disordine, nel senso che l’ordine è continuamente insidiato dal disordine, per il quale l’uomo sembra avere una vocazione e nel contempo l’ordine nasce dal disordine. Il fatto che la politica sia caratterizzata dal continuo mutamento dipendono dalla natura dell’uomo. L’uomo è strutturato in modo da aspirare costantemente a volere tutto, mentre dispone di mezzi limitati che gli consentono di conseguire poco. Motivo per cui l’uomo vive in uno stato di perenne incontentabilità che lo spinge a volere sempre di più e modificare le situazioni nelle quali si trova. L’incontentabilità che caratterizza l’animo umano porta l’uomo ad oscillare tra la noia e il dolore. La natura umana fa si che l’uomo si tormenti nel male; così l’uomo si toglie dal male e dal tormento e ricerca il bene, ma quando è stato conseguito non soddisfa più l’uomo, anzi gli riesce del tutto insopportabile così che si toglie dal bene per tornare nel male. 


Claudia Sanna IV P

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