Collegato alle spiegazioni su Sant'Agostino, la professoressa ci ha assegnato un compito: guarda, analizzare e riassumere la spiegazione di Remo Bodei sul pensiero di Sant'agostino, esposto nel seguente video
La visione della volontà di Agostino è il primo grande stacco dalla filosofia greca e romana. Secondo Agostino, la volontà è scissa in se stessa, tra "voglio" e "non voglio", e rappresenta la continua lotta tra noi e noi stessi. Egli si differenzia molto dagli Stoici, i quali ritenevano che la volontà fosse guidata da una facoltà dell'anima, l'hegemonikon, la quale teneva a bada i nostri desideri; quindi, secondo loro c'è una padronanza assoluta di se stessi. Mentre Agostino affermava che, a parte di Dio, abbiamo bisogno di una volontà che non combatta contro se stessa. Quindi, il conflitto è presente anche nella volontà stessa. Ad esempio, se voglio alzare la mano, lo faccio; ma, se la mia volontà comanda a se stessa di volere, non è possibile. L'unico modo per uscire da questo conflitto è riquadrare il problema, trasformare il contesto. Però non si può scappare dai conflitti della volontà attraverso essa; c'è bisogno di qualcosa di più potente, ovvero l'amore. L'amore significa ordine ed è la capacità di indirizzare la nostra volontà verso ciò che è buono e che ci da la massima soddisfazione; è la possibilità di modificare ciò che è accaduto nel passato. Attraverso l'amore, la mia volontà ricomincia.
Nelle Confessioni e per Agostino, il tema della volontà è importante perché ha cambiato tante volte posizione; non per il gusto di farlo, ma per il gusto di sperimentare.
La sua polemica contro la filosofia classica, soprattutto per quanto riguarda il pensiero stoico, non va verso una posizione repressiva, perché Agostino rivaluto il campo, prima ritenuto irrazionale, delle passioni. Nell'antichità erano viste come un pericolo, perché annullavano l'autocontrollo. Per Agostino, invece, sono una cosa che di per sé non è malvagia; esse implicano che l'uomo abbia volontà ed implicano anche l'attaccamento e la perdita. Siamo dominati dalla paura di perdere e dal bisogno di conquistare qualcosa che ci renda felici. Con questo non si intende dire che bisogna domare le passioni, ma nemmeno di abbandonarci ad esse. Nostro compito è quello di indirizzare le passioni esclusivamente verso ciò che ci riempie di gioia, verso l'eternità. Attenzione, l'eternità non va vista, però, in chiave religiosa come comunemente si fa; piuttosto va intesa come pienezza di vita, una vita vissuta con tutta la sua intensità.
Agostino afferma che Dio non è esterno a noi e che non siamo una sua brutta copia. Anzi, abbiamo Dio dentro noi stessi come nucleo più intimo.
Parlando delle Confessioni, non dobbiamo vedere Agostino come creatore del pensiero moderno di soggettività. La vita è dovuto ad un progetto provvidenziale, nascendo senza chiederlo in un luogo e tempo non scelto da noi, ma crescendo siamo in grado di organizzarla. Il rapporto tra individuo e Dio non tratta di un solo soggetto, ma di tutti noi. Più che biografia, le Confessioni possono essere definito un'autobiografia di Dio.
Agostino scrive le Confessioni per insegnare quale sia il percorso giusto per la salvezza. Quindi, la conversione consiste per cambiare totalmente la direzione della propria vita, trasformare il nostro disordine, la cacofonia della nostra esistenza in ordine, in melodia e grazie ad esso siamo in grado di dare un senso unitario alla nostra vita.
Come accennato prima, Dio e uomo si assomigliano e la trinità in Agostino trova una corrispondenza nelle triade "umana" composta dall'intelletto, dalla volontà e dall'amore, ognuna portatrice di logica. L'amore coincide anche con la memoria che permette all'animo di ricomprendere passato, presente e futuro e così seguire la vita della somma felicità.
Agostino vede compiersi in un tempo irreversibile della creazione al giudizio universale, un viaggio dalla città terrena alla città di Dio. A compiere questo viaggio sono colore che esaltano Dio, i quali però non coincidono necessariamente con gli uomini di Chiesa.